Cancellati. I meticci nel colonialismo italiano
29 Luglio 2023 – 21:50

Africa, 29 luglio 2023
di Uoldelul Chelati Dirar
Nel suo Diario eritreo, il governatore civile dell’Eritrea Ferdinando Martini (1897-1907) nel giustificare la sua ferma opposizione alla formazione scolastica dei giovani eritrei affermava che sarebbe stata una spesa …

Leggi articolo intero »
Home » Le Monde

Salvare Gaza per salvare l’Europa

a cura di in data 6 Marzo 2025 – 21:53Nessun commento

 

Le Monde, marzo 2025,
di Jean-Pierre Filiu

Professeur des universités à Sciences Po

Non è forse troppo tardi per capire che la sorte della costruzione europea è intimamente legata a quella dell’enclave palestinese, scrive lo storico Pierre Filiu nel suo articolo.
Dans le camp de réfugiés de Jabaliya, dans le nord de la bande de Gaza, le 13 février 2025. MAHMOUD ISSA / REUTERS
Quasi un mese fa Donald Trump ha prospettato lo spostamento coatto della popolazione della striscia di Gaza e la sua espulsione verso i paesi vicini. Il presidente americano ha, da allora, confermato scandendola con forza la propria determinazione a “prendere il controllo” dell’enclave palestinese per trasformarla nella “Riviera del Medio Oriente”.
Nel campo di rifugiati di Jabaliya, nel nord della striscia di Gaza, il 13 febbraio 2025. MAHMOUD ISSA / REUTERS
Questa fotografia ha sollevato un’ondata di riprovazione nel mondo intero, anche perché viola le fondamenta stesse del diritto internazionale.
Non ha invece suscitato ad oggi nessuna reazione da parte dei due più alti dirigenti dell’Unione Europea (UE), si tratti di Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea, o di Antonio Costa, il presidente del Consiglio europeo. Questo silenzio è un segnale di cattivo augurio per l’avvenire stesso della costruzione europea.

Il precedente siriano
Questi dirigenti europei si sono infatti rassegnati al fatto che l’UE non abbia più nessuno impatto sulla gestione delle crisi medio-orientali, accontentandosi di finanziare, a tempo debito, la ricostruzione delle rovine seminate da questo lasciar fare. Sono inoltre convinti che occorra a qualsiasi prezzo usare la massima cautela nei confronti della Casa Bianca per tutelare quanto possibile il sostegno americano all’Ucraina.
Occorre riconoscere, per onestà nei confronti del tandem dirigente dell’UE, che tale miopia strategica è purtroppo condivisa da molti. Occorre tuttavia tornare alla sequenza siriana di 2013-2015 per valutare il costo esorbitante per l’Europa di una politica così largamente erronea. Ricordiamo che l’UE aveva allora rifiutato d’impegnarsi risolutamente a favore di una transizione politica in Siria, lasciando gli Stati Uniti di Barack Obama e la Russia di Vladimir Putin ad affrontarsi sul problema.
Aveva avuto la meglio Vladimir Putin in seguito alla decisione del presidente americano di non reagire ai bombardamenti, nell’agosto 2023, di periferie di Damasco con le armi chimiche. La maggioranza dei dirigenti europei, ad eccezione del presidente francese, François Hollande, aveva accettato questa passività, per non urtare né il Cremlino né la Casa Bianca. Ciò non aveva impedito a Mosca, sei mesi dopo, di scatenare la sua campagna contro l’Ucraina, con l’occupazione, poi l’annessione della Crimea, con una guerra ibrida nel Donbass. Ciò non aveva nemmeno messo l’UE al riparo dell’ondata di attentati jihadisti che insanguinò il continente europeo da maggio2014 a dicembre 2016. Ciò, naturalmente non impedì nell’UE la “crisi dei rifugiati” dell’estate 2015, direttamente collegata all’espulsione dal regime di Bachar Al-Assad di buona parte della popolazione siriana.

La posta in gioco di Gaza
Si sarebbe dovuto trarre due lezioni da una sequenza così calamitosa: se l‘UE non prende in mano essa stessa il problema medio orientale, gli effetti delle crisi ricorrenti in questa regione la colpiranno direttamente; se l’UE vuol stabilire un rapporto di forza che tuteli la sovranità dell’Ucraina, è in Medio Oriente che deve ancorare questo rapporto di forza.
Non solo, i dirigenti dell’UE non hanno tratto le conseguenze di queste due lezioni, ma hanno, un decennio più tardi, dato prova di una pericolosa cecità di fronte alla guerra condotta da Israele contro la striscia di Gaza, anche quando tale guerra ha portato alla distruzione metodica dell’enclave palestinese, senza tuttavia mettere in discussione la dominazione di Hamas, anzi. L’UE non ha, evidentemente, capito l’impatto deleterio che le violazioni del diritto internazionale a Gaza, ripetute in totale impunità, hanno e avranno sui principi fondamentali della costruzione europea: o la norma del diritto ha valore universale, o ha una portata limitata nello spazio e nel tempo, e la questione non è allora di sapere se la violazione si estenderà all’Europa ma quando.
D’altronde ci siamo già arrivati, visto che lo stesso inviato speciale del presidente americano, Steve Witkoff, dopo avere promosso la trasformazione di Gaza in “Riviera del Medio oriente”, ha preparato a Mosca il dialogo diretto sull’Ucraina tra Donald Trump e Vladimir Putin, dialogo che esclude gli Europei quanto gli Ucraini.
Messa in un angolo dalla Casa Bianca e dal Cremlino sul problema ucraino, L’UE crede di potere ancora mantenere un basso profilo su Gaza senza pagarne lo scotto, molto maggiore in termini politici che in termini finanziari. Si limita oggi a mobilitare degli osservatori per assistere, in tempo dovuto, l’Egitto e l’Autorità Palestinese nel controllo, coordinato con Israele a Rafah, al passaggio tra la striscia di Gaza e il territorio egiziano. Per quanto riguarda il silenzio dei dirigenti europei di fronte a Donald Trump, è più eloquente di mille discorsi sull’assenza di determinazione politica al vertice dell’UE.
Potrà l’UE sopravvivere ad una riedizione, ben peggiore, della crisi siriana del 2014-2016 con dimensioni sicuritarie e migratorie, aggravate dai riflessi in Ucraina? È a Gaza che si trova la risposta a tale domanda, per molti versi esistenziale.

Jean-Pierre Filiu
Professeur des universités à Sciences Po

Il testo è stato tradotto da Hélène Colombani Giaufret

 90 total views,  2 views today