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Il colibrì e la goccia d’acqua nella foresta in fiamme

a cura di in data 23 Giugno 2025 – 22:47Nessun commento

Roma, manifestazione Stop Rearm Europe,
21 giugno 2025
(foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, 23 giugno 2025
di Giorgio Pagano

C’erano trentacinque gradi, a Roma, sabato pomeriggio. Eppure al corteo contro il riarmo e contro la guerra – un lunghissimo e allegro serpentone nonviolento – mi sentivo, ci sentivamo, molto bene. Non sono stato, il 7 giugno, al corteo per Gaza, organizzato sempre a Roma dai partiti di centrosinistra. Ma sono certo che la composizione era in buona parte diversa. Sabato c’erano anche i militanti dei partiti, ma soprattutto c’erano le persone delle associazioni e le persone “normali”, quelle che di rado partecipano alle manifestazioni: tanti giovani, famiglie, lavoratori che stamani sono in fabbrica o in ufficio, uomini e donne mossi dalla rabbia verso Netanyahu per il genocidio a Gaza e verso la Von der Leyen e i politici europei per il piano di riarmo, e dalla preoccupazione per la terza guerra mondiale di cui papa Francesco parlò per primo. Non è un caso che il cardinale Pietro Parolin abbia espresso apprezzamento per la manifestazione: “È bene che ci sia una mobilitazione per evitare la corsa al riarmo”.
Le fotografie che ho scattato sabato e che pubblico nell’articolo testimoniano questa partecipazione popolare spontanea, che emerge anche in tutti i sondaggi: gli italiani sono contro il riarmo e contro la guerra, nel Medio Oriente come in Ucraina. A Roma erano tante le ragazze, sole o con le amiche, che portavano cartelli autoprodotti: una la vedete nella foto in alto, due qui sotto. Molti cartelli erano in inglese, la lingua che oggi unisce i giovani: in quello della foto qui sotto è scritto “Smettete di finanziare le guerre! Investite in sanità! Cultura! Aiuti umanitari!”. C’erano le persone di oltre 400 associazioni, le maggiori come Cgil, Acli, Arci, Greenpeace, Legambiente, Anpi, Emergency, e tante altre, i cattolici di base, molto volontariato, le società sportive popolari… In fondo all’articolo vedete la foto di una piccola associazione padovana, con lo striscione retto anche da una suora.
E’ un mondo che non si sente rappresentato o si sente rappresentato solo in parte dai partiti, e che può riconnettersi con i partiti se riscontra in essi chiarezza e radicalità degli obiettivi.
E’ un mondo dove si rivedono i giovani, più che nelle manifestazioni di partito.

Roma, manifestazione Stop Rearm Europe,
21 giugno 2025
(foto Giorgio Pagano)

I vecchi si lamentano, a volte, dei giovani. E se il problema – ha scritto qualche giorno fa lo scrittore Goffredo Fofi  – fosse anche (forse soprattutto) quello dei vecchi, del loro silenzio o conformismo? I giovani, è vero, sono stati in questi anni spesso silenziosi, ma i vecchi non hanno forse poco da insegnare, perché in troppi hanno fatto cadere nel fango le bandiere di un tempo?
L’epoca è tremenda, c’è bisogno di tutte le donne e gli uomini di buona volontà, senza partito o con partito, giovani e vecchi. Tutti – ecco il senso più profondo della manifestazione di sabato – dobbiamo “svegliarci”.
Tanto più dopo quello che è accaduto nella notte tra sabato e domenica. Questa epoca tremenda non ci ha concesso neppure poche ore di gioia per il bellissimo corteo. Gli americani sono entrati in guerra contro l’Iran, il conflitto globale è alle porte davvero. Siamo a rischio anche noi, con i nostri territori pieni di basi e di armi statunitensi. Ma non dobbiamo rassegnarci a vivere nella barbarie.
Domani, martedì 24 giugno, tutte le donne e gli uomini di buona volontà saranno nuovamente in piazza. Anche a Spezia, alle 18, sotto la Prefettura. Ascolteremo, come abbiamo fatto a Roma, l’audio delle bombe su Gaza: https://www.spreaker.com/episode/bombing-unsilence-gaza–66688100.
E sottolineeremo – come scritto nella petizione della Rete italiana Pace e Disarmo – l’urgente necessità di rifiutare le armi nucleari e la copertura che esse forniscono alle aggressioni militari. Le strutture nucleari, sia civili che militari, non devono mai essere prese di mira. Questi attacchi non solo violano il diritto umanitario internazionale, ma rischiano anche gravi conseguenze radiologiche per le persone e l’ambiente, sia all’interno dell’Iran che ben oltre i suoi confini.

Roma, manifestazione Stop Rearm Europe,
21 giugno 2025
(foto Giorgio Pagano)

Va spiegata la verità: l’Iran è parte del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica o altre autorità internazionali non hanno dimostrato che l’Iran abbia sviluppato armi nucleari. L’Iran era anche in piena conformità con un accordo che limitava severamente le sue attività nucleari, fino a quando gli Stati Uniti non si sono ritirati dal Trattato. Eppure è stato ipocritamente attaccato da due Stati dotati di armi nucleari: Israele, che non ha mai firmato il TNP e che si ritiene possieda 90 armi nucleari, e gli Stati Uniti, che possiedono circa 3.700 testate nucleari. Gli Stati Uniti stanno violando i loro obblighi di disarmo, così come gli altri otto Stati dotati di armi nucleari. Questi attacchi rischiano di spingere altri Stati a dotarsi di armi nucleari.
Il governo italiano deve escludere immediatamente qualsiasi supporto logistico alle operazioni di guerra, anche negando il permesso ai bombardieri statunitensi che attaccano l’Iran di transitare sullo spazio aereo italiano o di rifornirsi nelle nostre basi. L’Italia non deve facilitare, assistere o consentire questi attacchi – direttamente o indirettamente.
Se le armi nucleari dovessero essere usate in questo conflitto – sia da Israele che dagli Stati Uniti – le conseguenze umanitarie sarebbero immediate e devastanti. Anche una sola detonazione nucleare su una città ucciderebbe all’istante centinaia di migliaia di persone, sovraccaricherebbe tutti i sistemi medici e contaminerebbe l’ambiente per decenni. Un conflitto nucleare regionale causerebbe un inverno nucleare, interromperebbe in modo massiccio la produzione alimentare globale, provocherebbe carestie e sfollamenti di massa e rischierebbe un’ulteriore escalation.
Questa è la terrificante realtà di un mondo che continua a tollerare il possesso di armi nucleari da parte di qualsiasi Stato. L’unica strada per la sicurezza è il disarmo. L’Italia dovrebbe urgentemente firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari e opporsi a tutti gli atti di aggressione nucleare.
Bisogna uscire fuori dalla logica di Netanyahu, appoggiato da Trump: la ricerca del dominio totale in Medio Oriente, la cancellazione anche solamente del sogno dello Stato palestinese. Serve una Conferenza di pace, con il fine di una cooperazione nella regione, che estirpi le radici dell’odio: nell’interesse di tutti i popoli.
L’Europa può salvare se stessa solo battendosi per questo. Mentre invece il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha pronunciato le parole: “Israele sta facendo il lavoro sporco per noi”. In questo modo ha mandato in frantumi ciò che restava dell’aspirazione a un ordine internazionale basato sulle regole e sui principi morali, per sostituirla con la legge del più forte. “Il lavoro sporco” ha sempre portato alla distruzione delle istituzioni multilaterali e della convivenza civile nel pianeta.
Facciamo rumore: diciamo a Netanyahu, a Trump, a Merz, ai governanti europei: “Non in mio nome”.
Diamo voce all’Italia che ripudia la guerra, ribelliamoci come ognuno sa e può fare.

Roma, manifestazione Stop Rearm Europe,
21 giugno 2025
(foto Giorgio Pagano)

Sono state molto importanti, nei giorni scorsi, le prese di posizione degli insegnanti del Fossati –Da Passano e del Parentucelli – Arzelà: “Noi abbiamo il compito, come docenti, di promuovere una consapevolezza che si faccia strumento per negare ogni forma di normalizzazione della violenza, della pulizia etnica, del razzismo, del genocidio e della guerra. Restare in silenzio, oggi, significherebbe venir meno al nostro compito educativo e al patto etico che ci lega alle giovani generazioni”.  La scuola ha un ruolo decisivo.
Così come ogni istituzione o associazione che opera nella società: perché il riarmo e la guerra sono già nella società. Bisogna promuovere l’educazione alla nonviolenza, l’accoglienza, il dialogo. È nelle comunità che bisogna cercare la pace.
Tanti sono gli strumenti che possiamo usare. Oggi, per esempio, parteciperò al “Digiuno a staffetta per Gaza”. Chi fosse interessato può informarsi qui:  www.anbamed.it
Un gesto semplice, ma dirompente. Bisogna continuare a indignarsi, in tutti i modi possibili. Bisogna fare qualcosa: ognuno di noi può essere il colibrì che porta una goccia d’acqua sulla foresta in fiamme.

Post scriptum:
Sul piano di riarmo dell’Europa rimando all’articolo di questa rubrica “Il riarmo Stato per Stato è il nemico della difesa europea” (6 aprile 2025).
Su Gaza rimando all’articolo di questa rubrica “Gaza. Basta silenzio, basta complicità” (8 giugno 2025).

Giorgio Pagano

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