“La guerra elimina meno malvagi di quanti ne crea”
Città della Spezia, 21 febbraio 2024
di Giorgio Pagano
Scriveva Immanuel Kant in “Per la pace perpetua”: “La guerra elimina meno malvagi di quanti ne crea”. E’ quanto sta accadendo in Russia e in Ucraina, in Israele e in Palestina. La morte di Navalny in Russia ci spiega che la guerra non è il terreno delle democrazie. Ma anche l’Ucraina, in quanto a democrazia, non se la passa tanto bene. Israele è invaso dal suprematismo colonizzatore, e in Palestina Hamas si è rafforzata: apartheid da un lato, estremismo terrorista dall’altro, e poi la reazione-carneficina in corso.
Infuria quella che papa Francesco ha definito la “terza guerra mondiale a pezzi”. In Ucraina oltre mezzo milione di morti e dieci milioni di sfollati, interni ed esterni: un Paese per un terzo distrutto. E inoltre i morti russi. In Israele 1.200 morti il 7 ottobre, e 200 ostaggi; poi 28 mila morti palestinesi, inclusi bambini, donne e anziani, e due milioni di palestinesi imprigionati nello strazio: distruzione di ospedali, scuole, presidi delle Nazioni Unite, mancanza di cibo, acqua, assistenza sanitaria.
Ma la pace è possibile? Le trattative tra le delegazioni ucraina e russa, svoltesi a Istanbul a fine marzo 2022, avevano raggiunto un accordo su due punti chiave: la neutralità dell’Ucraina e la fine della guerra dopo l’avvenuto ritiro delle truppe russe da Kiev. L’ha detto Putin e l’ha confermato Il capo dei negoziatori ucraini David Arachamija, sottolineando che fu l’ex primo ministro britannico Boris Johnson a suggerire al governo ucraino di non trattare. Ed è evidente che Joe Biden non poteva non sapere.
Tra Israele e Palestina furono siglati gli accordi di Oslo per i due Stati. E’ una soluzione profondamente radicata nel diritto internazionale, comprese le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. E che ha vissuto nell’animo di tanti israeliani e palestinesi. La Spezia, città di Exodus, siglò nel 2005 un patto di gemellaggio trilaterale con la città israeliana di Haifa e la città palestinese di Jenin; e organizzò nel 2007 una conferenza di Pace tra le città israeliane e palestinesi. Questa aspirazione vive oggi in entrambi i popoli, in minoranze non politicamente rappresentate, ma non è scomparsa.
Quindi la pace è possibile. E soprattutto: non è possibile andare avanti così. Non ci sarebbe futuro per questi popoli. E non ci sarebbe per il mondo, perché prima o poi qualcuno, nella “terza guerra mondiale a pezzi”, userà le armi nucleari.
La Russia è stata – per ora – in parte fermata, ma l’Ucraina sta pagando prezzi enormi, e non può sconfiggere la Russia. In Israele e in Palestina quel che sta capitando lo ha spiegato lo scrittore israeliano Edgar Keret:
“Tutto quello che è successo nei primi due mesi di questa crisi è stato istintivo: ci hanno attaccato e abbiamo risposto. Loro hanno ucciso e noi uccidiamo loro. E poi? Dove finisce? Qual è il piano? Non lo sappiamo”.
L’unico piano certo è quello di Netanyahu: continuare la guerra per non essere cacciato. Probabilmente il governo israeliano vuole deportare tutti gli abitanti di Gaza in Egitto e tutti quelli della Cisgiordania in Giordania. Ma la resistenza palestinese, forgiata da anni di umiliazioni di ogni tipo, non morirà mai. E ammesso che Hamas sia sradicato – obiettivo che a me pare impossibile – sarà sostituito da interlocutori peggiori.
La verità è che non resta che il dialogo. Difficile, faticoso, drammatico. Ma è l’unica strada. I russi devono capire gli ucraini e viceversa. Gli israeliani devono capire i palestinesi, e viceversa.
E noi europei, occidentali, dobbiamo sintonizzarci con tutte le sofferenze. Soprattutto dobbiamo capire che non si può più accettare la guerra come unica soluzione. Che devono tornare la diplomazia, la politica, il diritto internazionale: il multilateralismo e la cooperazione.
Non è affatto semplice anche perché tra le cause della guerra globale c’è il riarmo globale. La Russia ha trasformato la sua economia in economia bellica. Negli Stati Uniti Joe Biden è subalterno a quello che il presidente americano Dwight. D. Eisenhower definì nel 1961, nel suo storico discorso d’addio, il “complesso militare-industriale”:
“Nei consigli di governo, dobbiamo evitare che il complesso militare-industriale acquisisca un’influenza ingiustificata, sia essa cercata o non cercata”.
Perché il complesso militare-industriale spinge sempre per la guerra.
Lo ha denunciato il Papa nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace del primo gennaio:
“La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre”.
Ecco perché il 24 febbraio scenderemo in piazza in tutta Europa per ribadire il NO a tutte le guerre e il NO al riarmo, per costruire un mondo di Pace, di sicurezza e di benessere per tutte e per tutti, per chiedere alle istituzioni italiane ed europee di scegliere la via della Pace e, ora e subito, del cessate il fuoco.
Anche La Spezia ci sarà, come sempre. Per far partire anche dalle città il sostegno civile alle decisioni che spettano ai potenti. La Spezia che rivendica l’art.11 della Costituzione che ripudia la guerra. La Spezia che agisce oggi per la Pace e agisce quindi per il futuro. Perché il futuro è solo la Pace.
So bene che è difficile sperare. Ma, come ha scritto Edgar Morin, filosofo centenario, grande uomo saggio:
“La prima e fondamentale resistenza è quella dello spirito. È fondata sulla necessità di resistere all’intimidazione di ogni menzogna imposta come verità, al contagio di ogni ubriacatura collettiva. Impone di non cedere mai al delirio della responsabilità collettiva di un popolo o di un’etnia. Esige di resistere all’odio e al disprezzo. Prescrive la preoccupazione di comprendere la complessità dei problemi e dei fenomeni piuttosto che cedere a una visione parziale o unilaterale. Richiede la ricerca, la verifica delle informazioni e l’accettazione delle incertezze”.
Come sempre, molto spetta a ciascuno di noi.
Post scriptum:
le fotografie di oggi sono state scattate a Roma, alla manifestazione per la Pace del 5 novembre 2022.
L’articolo di Edgar Morin “Di fronte alla policrisi attraversata dall’umanità la prima resistenza è quella dello spirito”, pubblicato su “Le Monde” del 24 gennaio 2024, è leggibile in italiano sul sito www.funzionarisenzafrontiere.org
Giorgio Pagano
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