Umoja, il villaggio del Kenya dove le donne sono libere dalla violenza di genere
10 Luglio 2023 – 20:58

Africa, 10 luglio 2023
di Claudia Volonterio
C’è un luogo sicuro in Kenya dove tante donne si sono rifugiate negli anni per proteggersi da ogni forma di violenza di genere, tra cui stupro, mutilazioni genitali femminili, abusi …

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Africa, il futuro è verde

a cura di in data 5 Aprile 2016 – 22:07Nessun commento
Sao Tomè, roça di Agua Izè, centrale caldaie a vapore, funzionante a legna: il vapore permetteva il funzionamento degli essiccatoi del cacao e delle unità di produzione dell olio di cocco e dell olio di palma    (2015)    (foto Giorgio Pagano)

Sao Tomè, roça di Agua Izè, centrale caldaie a vapore,
funzionante a legna: il vapore permetteva il funzionamento
degli essiccatoi del cacao e delle unità di produzione
dell’olio di cocco e dell’olio di palma
(2015) (foto Giorgio Pagano)

Città della Spezia, Rubrica “Diario do centro do mundo”, 3 aprile 2016 – La scarsa presenza di servizi di forniture energetiche efficienti è uno dei principali problemi dell’Africa. Nel continente circa 600 milioni di persone (due terzi della popolazione complessiva) non hanno accesso all’elettricità. La maggior parte vive nella regione subsahariana. Anche a Sao Tomè e Principe ci sono numerosi problemi. I disagi per i cittadini sono tanti, così per gli imprenditori, molti dei quali sono obbligati a ricorrere a generatori elettrici, con i relativi costi economici. Le radici dei problemi sono di vario ordine: la produzione è molto al di sotto della reale capacità installata (l’energia idroelettrica prodotta dalle due piccole centrali nei fiumi Contador e Manuel Jorge rappresenta una porzione molto ridotta rispetto alle necessità del Paese); ci sono perdite frequenti nelle reti di distribuzione -approssimativamente del 40%- dovute alla loro obsolescenza; è assente la capacità di stoccaggio; mancano i gruppi di emergenza; c’è una consistente dipendenza dall’importazione di combustibile per la produzione di elettricità nelle centrali termoelettriche, con i costi, economici e ambientali, conseguenti.

Nel Piano integrato di sviluppo sostenibile e inclusivo del Distretto di Lembà abbiamo affrontato questi problemi, proponendo misure per una nuova politica energetica che contrastino nel contempo i cambiamenti climatici: il risparmio e l’efficienza energetica e lo sviluppo delle energie rinnovabili, mediante la costruzione di centrali idroelettriche, di impianti solari e di impianti per le biomasse (residui agricoli). Le energie rinnovabili offrono diversi vantaggi: possibilità di fornire elettricità a zone che ne sono prive in tempi rapidi e a costi inferiori rispetto al tradizionale ampliamento della rete elettrica locale; creazione di nuovi posti di lavoro per la costruzione e la gestione di nuove infrastrutture; riduzione dell’inquinamento. Lo spiega bene Giorgio Cuscito: “L’Africa è ricca di risorse rinnovabili: quella solare abbonda in tutto il continente; le zone umide della fascia centrale e del Sud procurano soprattutto quella idroelettrica e la biomassa; l’eolica è particolarmente presente al Nord e all’Est; quella geotermica lungo la Rift Valley, sempre nella zona orientale” (“Il grande balzo verso le rinnovabili”, in “Africa, il nostro futuro”, “Limes”, 12 – 2015). Si pensi, nella Rift Valley, al Kenya, che è diventato autosufficiente dal punto di vista energetico: a contribuire a questa indipendenza non è stata la scoperta di un nuovo giacimento petrolifero o di gas, ma la nuova centrale geotermica da 280 MW inaugurata nel dicembre 2014. Energia pulita e rinnovabile, che viene ottenuta sfruttando il calore della terra. Grandi potenzialità ha anche l’idroelettrico: secondo un rapporto di McKinsey, nel 2040 l’energia idroelettrica potrebbe fornire il 16% di quella totale africana.

Sao Tomè, roça di Agua Izè, edificio all ingresso    (2015)    (foto Giorgio Pagano)

Sao Tomè, roça di Agua Izè,
edificio all’ingresso
(2015) (foto Giorgio Pagano)

Sao Tomè e Principe, per le caratteristiche del territorio e la ricchezza d’acqua, ben si presta allo sviluppo della fonte idroelettrica, realizzando piccoli impianti. Così come si presta allo sviluppo della fonte solare, sia nei tetti delle abitazioni che nelle aziende agricole. Certo, servono risorse economiche pubbliche e private, personale qualificato, normative adeguate, una pubblica amministrazione efficiente. E una strategia chiara di lungo periodo. Magari prendendo come riferimento la Sustainable Energy of All, una iniziativa delle Nazioni Unite che si pone entro il 2030 tre obbiettivi: assicurare l’accesso universale ai servizi energetici tecnologicamente moderni, raddoppiare il tasso di efficienza energetica, raddoppiare l’utilizzo delle rinnovabili. Il Governo di Sao Tomè e Principe sta andando in questa direzione, anzi si è dato traguardi ancora più ambiziosi: nella “Agenda de Transformaçao no Horizonte – 2030” tra gli obbiettivi prioritari ci sono il potenziamento degli impianti idroelettrici, la ristrutturazione delle reti, il trasporto e la distribuzione di energia nelle comunità rurali. Importante è inoltre la decisione di costituire il “Fundo Nacional de Energia Renovavel”, che si propone di produrre per lo meno il 50% dell’energia necessaria al Paese attraverso le fonti rinnovabili nei prossimi cinque anni: o fornendo l’accesso a finanziamenti agevolati per questi progetti o investendo direttamente. Sarebbe un bel balzo tecnologico e ambientale, nell’interesse dei saotomensi e, per una sia pur piccola parte, della salute del pianeta.

Giorgio Pagano

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