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Israele moltiplica le operazioni militari in Libano, nella striscia di Gaza e in Cisgiordania

a cura di in data 21 Novembre 2025 – 22:56Nessun commento

Le Monde, 21 novembre 2025

Luc Bronner (nostro corrispondente a Gerusalemme)

Israele moltiplica le operazioni militari in Libano, nella striscia di Gaza e in Cisgiordania
La situazione è precaria nell’enclave palestinese nonostante il cessate il fuoco, mentre gli attacchi dei coloni ebrei diventano sempre più frequenti in Cisgiordania e lo Stato israeliano non cessa di prendere di mira Hezbollah nel sud Libano
Colpendo massicciamente Hezbollah e Hamas nel sud del Libano, con bombardamenti micidiali a Gaza, raid dell’esercito nella Cisgiordania occupata… Israele moltiplica in questi ultimi giorni le operazioni militari che hanno provocato più di una cinquantina di morti, complessivamente, nel paese del Cedro e nell’enclave, arrestando centinaia di Palestinesi nei territori occupati. Tali azioni intervengono mentre le tensioni si sono accentuate, nelle ultime settimane, con l’Iran, per via del suo programma nucleare militare.
Il primo fronte che crea allarme è quello di Gaza. Un mese e dieci giorni dopo l’inizio del cessate il fuoco, la situazione permane estremamente precaria su tutti i piani, militare, umanitario e sanitario. Dal 10 ottobre, 312 abitanti dell’enclave, fra cui bambini, sono stati uccisi dall’esercito israeliano, 760 sono stati feriti, secondo il ministero della sanità, controllato da Hamas. Nello stesso periodo, 572 salme sono state estratte dalle macerie, portando così il numero complessivo dei morti a più di 69 500 dall’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 in Israele compiuto dall’organizzazione islamista palestinese, un computo stimato credibile dalle organizzazioni internazionali.
A tre riprese, dal 7 ottobre, lo Stato ebraico ha scatenato bombardamenti massicci su Gaza in risposta ad attacchi attribuiti ad Hamas. Mercoledì 19 novembre, 32 Palestinesi sono stati uccisi, fra cui due dirigenti del movimento, in bombardamenti dopo che l’esercito israeliano ha menzionato spari in direzione delle sue truppe a Khan Yunes, zona tuttora occupata da Israele. Altri bombardamenti sono stati segnalati, aggiungendo cinque altri morti. L’esercito afferma venerdì mattina di aver preso di mira “cinque terroristi che uscivano da tunnel“ nelle vicinanze della ”linea gialla” sotto controllo israeliano.

«Un’escalation pericolosa» secondo il Qatar e l’Arabia Saudita
Il 28 ottobre, più di 100 Palestinesi erano stati uccisi dopo la morte di un soldato israeliano a Rafah. Il 17 ottobre, pure 45 abitanti di Gaza erano stati uccisi in rappresaglia alla morte di due militari in un’esplosione. “Israele ha deciso di bombardare con l’aviazione in modo indipendente”, ha precisato, giovedì, la portavoce del primo ministro, Sosh Bedrosian, per rispondere alle critiche dell’opposizione sulla dipendenza crescente di Benyamin Netanyahu nei confronti di Donald Trump.
“Un’escalation pericolosa”, hanno dichiarato il Qatar e l’Arabia saudita. Ma le reazioni rimangono limitate perché le negoziazioni della seconda fase del piano Trump per Gaza focalizzano le preoccupazioni e gli sforzi diplomatici.
ll cessate il fuoco è soltanto una forma diversa di guerra” lamenta un responsabile umanitario di ritorno dall’enclave palestinese, in cui descrive una situazione sempre catastrofica per i 2,1 milioni di abitanti mentre si sta avvicinando l’inverno. “Le condizioni sanitarie e igieniche [vi] sono deplorevoli”, ha così indicato, giovedì, l’ufficio degli affari umanitari delle Nazioni unite. ”Il pessimo stato del complesso delle fognature di Gaza mette in pericolo la salute pubblica, in particolare accrescendo il rischio di propagazione d’infezioni batteriche per il contatto con i rifiuti o acque contaminate”, dichiara l’agenzia internazionale.
Il secondo fronte che crea allarme è quello del Libano. Israele ha continuato, dal cessate il fuoco che risale a fine novembre 2024, a prendere di mira i dirigenti di Hezbollah o i presunti depositi di armi nel sud del paese. Martedì, l’esercito ha colpito ciò che indica come un campo di addestramento di Hamas, nella regione di Ain-Heluè, facendo 13 morti in seno al campo di rifugiati palestinesi, che è stato l’attacco più micidiale in quel settore da dodici mesi. Ha indicato mercoledì di avere bombardato infrastrutture di Hezbollah nel sud del paese, dove lo Stato ebraico conserva cinque postazioni avanzate. “Noi possiamo sorvegliare se Hezbollah si installa di nuovo nella zona. Ciò ci serve da posizione difensiva avanzata”, aveva spiegato a “Le Monde” un alto grado dell’esercito israeliano facendo visitare, in settembre, la base situata a An Nabatiyah, a qualche chilometro dal confine, lato libanese.
Mercoledì, lato siriano questa volta, Benyamin Netanyahu, accompagnato da più ministri e dall’alta gerarchia militare israeliana, ha effettuato una visita delle truppe site in territorio siriano dalla caduta del presidente Bachar Al-Assad, fine 2024, per indicare la sua volontà di mantenervi una sua presenza militare durevole, in violazione del diritto internazionale. “Noi diamo una immensa importanza alla nostra capacità, difensiva e offensiva qui, alla protezione dei nostri alleati drusi, e soprattutto alla protezione dello Stato d’Israele e della sua frontiera nord, lungo l’altro lato del Golan [parte del territorio siriano occupata dal 1967 ed annessa da Israele nel 1981], ha dichiarato B. Netanyahu. La Siria ha risposto condannando “una visita illegale” qualificata di “grave violazione della sua sovranità ed integrità territoriale”.

Benyamin Netanyahu più fragile
Un terzo fronte particolarmente teso è quello della Cisgiordania. Il livello di tensione vi è estremamente alto da parecchie settimane a causa degli attacchi dei coloni ebrei contro dei Palestinesi. La stagione del raccolto delle olive, dall’inizio di ottobre, è stata segnata da un numero mai visto d’incidenti, secondo l’ONU. L’intensità e la frequenza degli attacchi si sono ancora accentuati da una settimana. Giovedì sera, un’autofficina è stata incendiata a Hawara, dei Palestinesi sono stati feriti a Hebron, altri attaccati vicino a Ramallah. “Non abbiamo mai visto nulla i simile”, affermano all’unisono altri eletti, Adib Lafi Shalabi, il sindaco di Turmus Aya, vicino a Ramallah, dove gli attacchi non sono cessati, facilitati dalla complicità di fatto dell’esercito israeliano in loco.
In questo contesto molto teso, lo Stato ebraico ha anche impresso una svolta più violenta alle sue operazioni contro i Palestinesi. Dopo la morte di un colono di 70 anni, ucciso martedì in un attacco a Gush Etzion, l’esercito ha lanciato un’operazione a Beit Ummar, la città da cui proveniva uno degli assalitori. Più di 300 case o appartamenti sono stati perquisiti da mercoledì. “I soldati hanno interrogato 200 sospetti” dichiara l’esercito senza dare precisioni sullo statuto giuridico di questi interrogatori. Decine di veicoli sono stati confiscati.
Operazioni militari sono state segnalate nelle regioni di Hebron, Tulkarem o Nablus. A Qabatiya la polizia delle frontiere israeliana ha arrestato sei uomini sospettati dallo Shin Bet, il servizio d’informazione interno, di preparare un’”azione terroristica”. “Parecchie decine di sospetti sono stati interrogati”, dice ancora l’esercito a proposito di un raid nella regione di Benyamin. Venerdì mattina due giovani Palestinesi sono stati mortalmente feriti a Gerusalemme-Est. Uno di essi aveva 16 anni – si tratta del cinquantesimo minorenne ucciso da Israele dall’inizio dell’anno in Cisgiordania. Martedì un giornalista di Al-Jazira è stato ferito al piede dallo sparo di un soldato mentre copriva una manifestazione di abitanti del campo di rifugiati di Tulkarem cui è stato impedito di tornare a casa da mesi. Dal 7 ottobre 2023, 1 006 Palestinesi e 56 Israeliani sono stati uccisi in Cisgiordania.
Questi attacchi e questi raid si svolgono in un momento delicato per Benyamin Netanyahu mentre un’elezione legislativa deve svolgersi fra undici mesi. Il primo ministro, che avrebbe voluto prevalersi di una normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita, ha dovuto rispondere alle preoccupazioni del proprio campo e dell’opposizione dopo l’annuncio, da parte di Trump, di un accordo per vendere aerei militari F-35 al regno alleato degli Stati Uniti. Sulla striscia di Gaza, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU adottata lunedì prevede la creazione di una forza internazionale di stabilizzazione e prospetta cautamente l’ipotesi di un “cammino” verso la creazione di uno Stato palestinese, cui è fieramente opposto in Israele l’elettorato di estrema destra, di destra e anche del centro – contrariamente a tutti gli impegni pubblici di Netanyahu da anni.

Il testo è stato tradotto da Hélène Colombani Giaufret

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