I ribelli ugandesi dell’Adf nella galassia dello Stato Islamico
25 Giugno 2023 – 21:57

Africa, 25 giugno 2023
di Angelo Ferrari
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L’Africa e la guerra in Ucraina

a cura di in data 14 Novembre 2022 – 22:27Nessun commento

Salute Internazionale, 14 novembre 2022

Milioni di persone sono a rischio fame nei soli paesi del Corno d’Africa che sta entrando nel quinto anno consecutivo di grave siccità. La guerra in Ucraina aggrava questa situazione perché molti paesi donatori stanno destinando fondi
crescenti a quella crisi a scapito di quelle che affliggono paesi più poveri..

di Maurizio Murru

La guerra in Ucraina e le sanzioni imposte alla Russia hanno conseguenze sul mondo intero. In Africa, si aggiungono a quelle di crisi preesistenti che si intrecciano aggravandosi a vicenda: dagli effetti dell’onda lunga della crisi finanziaria del 2008, a quelli della pandemia di Covid-19, da quelli di una grave crisi alimentare a quelli di una crisi debitoria diffusa che limita le possibili azioni di molti governi.

Figli di un dio minore
All’indomani dell’invasione russa del 24 febbraio scorso, la prima crisi a manifestarsi è stata quella dei rifugiati. Oltre ai milioni di sfollati interni, circa 6.700.000 ucraini hanno cercato rifugio immediato nei paesi confinanti per continuare, in molti casi, verso altri paesi[1]. Molti Africani sono stati coinvolti in questa fuga. Coinvolti e discriminati, prima e dopo avere superato le frontiere. Almeno 10.000 studenti Africani fuggiti dall’Ucraina non riescono, per ostacoli burocratici, a continuare i loro studi in altri paesi europei[2].

Crisi energetica
Quando la Russia ha invaso l’Ucraina il prezzo del petrolio è volato fino a 120 dollari al barile per poi scendere agli attuali 93[3]. Il prezzo si mantiene elevato sia per le preoccupazioni legate alla guerra sia per riluttanza dei paesi dell’OPEC ad aumentarne la produzione che è ancora di circa due milioni di barili al di sotto di quella pre-pandemica[4]. I paesi Africani produttori di petrolio possono trarre benefici dal suo prezzo elevato. Tutti gli altri ne saranno danneggiati. I paesi dell’Unione Europea dipendono dal gas Russo per circa il 40%[5]. La necessità di differenziare le forniture potrebbe tornare a vantaggio di alcuni paesi Africani ricchi di questa risorsa, dall’Algeria all’Egitto, dalla Nigeria al Mozambico, al Congo-Brazzaville e all’Angola.

Crisi alimentare
Un tema complesso su cui circolano articoli con dati spesso parziali ed apparentemente contraddittori[6],[7]. Il prezzo dei generi alimentari sui mercati internazionali è fissato in dollari. Ultimamente il dollaro si è considerevolmente rafforzato. Per molti paesi, ciò si traduce in un aumento di prezzo delle importazioni cibo compreso. Si aggiunga l’aumentato costo dei trasporti. Secondo un rapporto dell’UNCTAD, pubblicato il 28 giugno, fra febbraio e maggio 2022 il costo dei trasporti via mare è aumentato del 60%[8]. Si è anche affermato che la paventata “crisi alimentare mondiale” non esista e sia stata ventilata per motivi speculativi o propagandistici perché il pianeta produce cibo a sufficienza per tutti[9]. Come Amartya Sen ha spiegato una quarantina di anni fa, molte carestie si verificano in periodi in cui il cibo abbonda[10]. Che ci sia cibo sufficiente per tutti non significa che sia disponibile per tutti. E’ così da sempre. In molti paesi Africani la crisi alimentare è realtà quotidiana in peggioramento. Il blocco dei porti ucraini ha peggiorato una situazione già resa drammatica da cambiamenti climatici, siccità e conflitti, specialmente, ma non solo, nel Corno d’Africa. I paesi Africani, nel loro complesso, importano circa il 40% del loro fabbisogno in cereali da Russia e Ucraina[11]. Sono toccati in modo diverso perché, in modo diverso, dipendono da quelle importazioni: Eritrea e Somalia ne dipendono quasi totalmente; Madagascar ed Egitto per più del 70%, Namibia, Tanzania, Congo, Rwanda, Gibuti e altri per più del 50%, e così via[12]. Inoltre, la metà del grano bloccato nei porti ucraini era destinata ad operazioni del programma Alimentare Mondiale in Africa[13].

Rifondare l’agricoltura Africana?
L’Africa Development Bank, considerando che l’Africa detiene il 60% delle terre ancora coltivabili sulla terra, ha stanziato 1,5 miliardi di dollari per ovviare, con investimenti e finanziamenti alla crisi alimentare in Africa, aumentando la produzione agricola e migliorando la distribuzione[14]. La guerra in Ucraina ha dato una spinta a questo tipo di iniziative, idee ed intenzioni. Si è auspicato anche l’incremento della produzione di cereali tradizionali quali fonio, sorgo, teff, miglio, nutrizionalmente validi e più adatti al clima di molti paesi Africani[15]. Ma queste sono idee per il futuro. Nell’immediato, milioni di persone (le stime variano da 20 a 50) sono a rischio fame nei soli paesi del Corno d’Africa che sta entrando nel quinto anno consecutivo di grave siccità[16]. Indirettamente, la guerra in Ucraina aggrava questa situazione perché molti paesi donatori stanno destinando fondi crescenti a quella crisi a scapito di quelle che affliggono paesi più poveri, in Africa e altrove[17],[18],[19]. Ricordiamo che la scintilla che innescò le “Primavere arabe”, undici anni fa, fu proprio il rincaro dei generi alimentari.

Guerra e diplomazia
La guerra in Ucraina ha accelerato una “corsa all’Africa” che era già in atto per
assicurarsi l’accesso alle sue grandi risorse naturali e l’appoggio diplomatico dei suoi 54 paesi. Il 24 luglio, il Ministro degli Esteri Russo, Sergei Lavrov, ha iniziato un tour che lo ha portato in Egitto, Etiopia, Uganda e Repubblica del Congo. Ha ribadito che l’ “operazione militare speciale” russa mira, anche, a contrastare il disegno egemonico mondiale dell’Occidente. Ha aggiunto che il blocco delle esportazioni di grano ucraino e russo non è dovuto alla guerra ma alle sanzioni imposte contro la Russia[20]. Quasi in contemporanea, fra il 25 e il 28 luglio, il Presidente Francese Emmanuel Macron ha visitato Cameroon, Benin e Guinea Bissau[21]. In una battaglia diplomatica a distanza, Macron ha definito la Russia l’ “ultimo impero coloniale[22]”. Il Presidente Biden ha annunciato, per il prossimo dicembre, l’atteso summit, a Washington, con i leader Africani. Lavrov ha annunciato, al Cairo, che il secondo summit Russia-Africa avrà luogo l’anno prossimo. Il 7 agosto il Segretario di Stato americano Anthony Blinken è atterrato a Johannesburg, in Sudafrica, all’inizio del suo secondo tour africano che la ha portato anche nella Repubblica Democratica del Congo e in Rwanda. Il 16 e il 17 agosto una delegazione del Congresso americano ha visitato il Mozambico[23]. Fra il 25 e il 27 agosto Emmanuel Macron ha effettuato una visita in Algeria[24]. Anche Cina e Giappone si stanno dando molto da fare in questo senso, con conferenze, condoni di debiti, promesse di vario tipo[25],[26],[27].

Divisioni da nuova Guerra Fredda in Africa?
La guerra in Ucraina sta di nuovo dividendo il continente in due blocchi, uno allineato alle posizioni “occidentali” ed uno allineato a Russia e Cina. Indipendentemente dalle posizioni dei governi, La popolazione di molti paesi, anche fa quelli “allineati” all’occidente, sembra più incline a condannare l’ipocrisia e il “doppiopesismo” degli Stati Uniti e dell’Europa che a condividerne le posizioni[28].
Il trattamento molto diverso riservato ad Ucraini ed Africani in fuga dall’Ucraina, il dirottamento di fondi dagli aiuti allo sviluppo ad aiuti, militari e non, all’Ucraina, l’attenzione per questa guerra paragonata all’indifferenza per i numerosi conflitti sul continente, sono tutti fattori, fondati, che favoriscono lo scetticismo della popolazione di molti paesi Africani nei confronti dell’ “Occidente”.
Inoltre, è ancora molto vivo il ricordo dell’appoggio dell’Unione Sovietica a molte guerre di liberazione dal colonialismo. Non a caso, Lavrov ha recentemente affermato che la Russia aiuterà l’Africa a “completare il processo di decolonizzazione”.
In conclusione, le conseguenze della guerra in Ucraina si riflettono sul mondo intero, Africa inclusa. Occorrerà tempo per valutarne la portata sia in senso positivo, per i paesi produttori di gas e petrolio, sia in senso negativo: crisi energetica, alta inflazione, crisi alimentare, diminuzione degli aiuti internazionali, anni di istruzione perduti da migliaia di studenti africani. Quello che si può dire fin d’ora, senza tema di smentita, è che questa, come quasi tutte le guerre, creerà, direttamente e indirettamente, più problemi di quanti non ne possa risolvere. In Africa e nel resto del mondo.

  • Africanews, August 27th 2022, African and Japanese delegates meet to promote continent’s growth, African and Japanese delegates meet to promote continent’s growth | Africanews
  • Nikkei Asia, June 15th 2022, Not everyone sees Ukraine as the main issue, Not everyone sees Ukraine as the main issue – Nikkei Asia
  • (Maurizio Murru)

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