Umoja, il villaggio del Kenya dove le donne sono libere dalla violenza di genere
10 Luglio 2023 – 20:58

Africa, 10 luglio 2023
di Claudia Volonterio
C’è un luogo sicuro in Kenya dove tante donne si sono rifugiate negli anni per proteggersi da ogni forma di violenza di genere, tra cui stupro, mutilazioni genitali femminili, abusi …

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Il conflitto in Ucraina allunga il secolo breve

a cura di in data 12 Maggio 2022 – 22:13Nessun commento

Domani, 12 maggio 2022,
di Mario Giro (politologo)

La storia non è finita

La guerra in Ucraina allunga il Novecento: da “secolo breve”, terminato tra il 1989 e il 1991 con la fine dell’Urss e della Guerra fredda, si allunga
fino a questo fatidico 2022. Diviene così il “secolo lungo”: il Ventesimo che stende le sue trame nel Ventunesimo. Con esso terminano trent’anni di pace (relativa) e di dominio (quasi totale) dell’economia sulla politica. E’ il stato il tempo della globalizzazione che ha interconnesso tutto e tutti in nome dell’efficienza e dell’ottimizzazione, brutto neologismo che ha modellato i rapporti internazionali.
L’idea era che l’economia avrebbe favorito la pace, la stabilità e la prosperità generale perché il commercio odia le guerre e — se lasciato libero di agire — aiuta tutti ad arricchirsi. Era vero solo in parte. In questi tre decenni la povertà globale é effettivamente diminuita ma le disuguaglianze si sono accentuate: solo alcuni si sono arricchiti; molti altri per niente se non impoveriti. In altre parole: la ricchezza è aumentata ma la sua distribuzione è stata pessima tanto da aumentare le tensioni e smentire la promessa di stabilità e pace.

Pur sollecitato, il sistema neoliberale non è riuscito a correggersi, scommettendo sugli effetti quantitativi senza considerare quelli qualitativi.
Il risultato é sotto gli occhi di tutti: rabbia diffusa, rancore sociale anche nelle società ricche, ripresa delle identità locali o nativiste-indigeniste, populismi e wokismi, nostalgie sovraniste e ripresa dei nazionalismi…
Il tutto nel quadro di un oggettivo indebolimento degli stati che si sono visti scippare le chiavi del controllo finanziario, monetario e talvolta anche economico tout court
Il paradosso è stato che il cittadino continuava a chiedere a uno stato indebolito il sostegno (in casi di fragilità) e i servizi educativi, sanitari e sociali (per tutti) che non poteva più dare, mentre la privatizzazione non riusciva a coprire questi bisogni.
Gli effetti boomerang di un sistema che non è riuscito ad autoriformarsi si sono rafforzati al punto di riproporre instabilità che si credevano superate.
La frammentazione sociale sommata alla fragilità degli stati è esplosa in varie crisi, iniziando dalle aree più fragili (mondo arabo, Africa e America centrale) per poi contagiare tutti. In trent’anni di globalizzazione si era pensato di poter fare a meno anche delle regole multilaterali: cosi ci si è scoperti senza rete. Ora tocca ricostruire un intero nuovo sistema in un mondo disordinato e in bilico. La tendenza all’errore sarà più alta, la concorrenza tra nazioni spietata il rischio di conflitti aumentato.

Le regole della fine del Novecento non valgono più: occorre trovare un nuovo consenso o riproporre le vecchie rivedute e corrette.
Questa è la portata che attende chi negozierà tra Russia e Ucraina: forse non è la guerra tra Nato e Mosca ma certamente dovrà diventare il modello per la pace di tutti.

(Mario Giro)

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