Il cacao invade le foreste protette ghanesi e ivoriane
7 Giugno 2023 – 21:47

Africa, 7 giugno 2023
La coltivazione del cacao è direttamente collegata alla perdita di 386.000 ettari di foreste situate in aree protette in Costa d’Avorio e Ghana tra il 2000 e il 2020. A sostenerlo, un …

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La corsa alle armi contagia l’Africa e alimenta la spirale dei conflitti

a cura di in data 18 Maggio 2022 – 22:20Nessun commento

La cattiva questione e la corruzione contribuiscono a dirottare le armi in una moltitudine di mercati illeciti e nelle mani di criminalità organizzata e gruppi terroristici.
FOTO AP

Domani, 18 Maggio 2022,
di Luca Attanasio

Afriche – La newsletter di Domani
Cresce la spesa militare anche in Africa, in Linea con la tendenza globale di corsa a ogni forma di armamenti, l’aumento di spese nel 2021 nell’Africa sub-sahariana, il primo dal 2014, è stato principalmente trainato dalla Nigeria, il paese che versa più di tutti (+56 percento, 4.5 miliardi di dollari). Un bilancio. come sottolinea Nigrizia destinato a crescere a causa del recente acquisto di 12 elicotteri d’attacco AH-1Z Cobra dagli Stati Uniti e altri di origine russa e italiana come Mil Mi-24/35 ‘Hind’ e Agusta A109 (vendite che vanno contro il trattato sul commercio delle armi che proibisce rinvio in luoghi di instabilità politica). L’Uganda che negli ultimi dieci anni ha registrato una crescita del 203 per cento.

Spera minore ma tante guerre
Se i 40 miliardi di dollari scarsi africani (l’1,9 per cento delle spese mondiali) vengono paragonati al resto dei pianeta, si scopre che le spese militari del continente sono
minori rispetto a ogni altra area. Le Americhe raggiungono gli 883 miliardi di dollari e uno share del 42 percento, seguono Asia e Oceania (585, 28 per cento), Europa (418, 211 per cento) e medio oriente (188 8,8 per cento). L’Italia da sola, spende quasi quanto l’intera Africa: 32 miliardi. Nella top 40 dei paesi che spendono e spandono in armi, figura un solo stato africano, l’Algeria, 26° (9,1 miliardi di dollari), ma in decrescita rispetto all’anno precedente (-6,1 per cento). Ugualmente il nascente interesse dei governi verso gli armamenti, in un continente che deve fare i conti con varie pandemie e con sistemi sanitari, educativi, economici fragili, desta preoccupazione.
Pur spendendo meno di tutti in armi, l’Africa è senza dubbio il continente più vessato da conflitti. Dei 70 paesi nei quali si consumano guerre, 31 sono africani (in alcuni sono più di uno). E delle 875 milizie irregolari in azione nel mondo, circa 300 vagano per il continente. Come sostiene l’ International Peace Information Service (Ipis) la maggior parte delle forniture proviene dall’esterno del continente, poiché la produzione locale è relativamente limitata.

Le armi irregolari
Uno dei problemi principali alla base del fenomeno è una sempre più capillare circolazione do armi conseguenza di commerci
irregolari che vedono nell’Africa occasioni smisurate di business.
L’altro é rappresentato dal dato che in generale, la raccolta di dati su crimini, violenza e commercio di armi leggere nel continente è scarsamente documentata. Negli ultimi anni stanno facendo capillare comparsa armi sofisticate in Africa, come i droni esportati da Turchia e Cina giunte in soccorso del premier etiope Abiy nella sanguinosa guerra In Tigray, solo per fare uno dei tanti esempi.
Ciò va ad aggiungersi al problema principale alla base di conflitti, scontri, guerre locali, e cioè la capacita di compravendita illegale molto alta quanto veloce delle cosiddette Salw (armi piccole e leggere}. A causa dell’eredità della dominazione coloniale, della porosità dei confini e della competizione per le risorse naturali, la maggior parte delle nazioni africane fatica a stabilire sistemi normativi efficaci.

Materiale perso
la cattiva gestione e la corruzione nell’approvvigionamento, cosi
come il traffico transfrontaliero e l’instabilità politica,
contribuiscono a dirottare tali armi in una moltitudine dl mercati illeciti e nelle mani di criminalità organizzata e gruppi terroristici. Ce poi il tema della cosiddetta “dispersione”.
In Libia, in Mali, così come in altri paesi. gli interventi internazionali, una volta conclusi, oltre ad eredità discutibili, lasciano un carico enorme di armi. Ma perfino le armi in possesso dei vari organismi di peacekeeping circolano sempre di più tra gruppi terroristici o di trafficanti criminali, contro cui erano state stabilite le stesse operazioni. Come denuncia l’Africa Center for Strategical Studies, la perdita di attrezzature appartenute a contingenti di pace si è verificata in almeno 20 operazioni in 18 paesi africani.
I1 materiale letale perso solo negli ultimi dieci anni comprende mal ti milioni di munizioni, migliaia di armi leggere e di piccolo calibro e probabilmente centinaia di sistemi di armi pesanti.
La speranza giace nella capacità degli stati africani, sostenuti anche dall’iniziativa dell’Unione africana Silencing the Guns, di affrontare
sfide decisive come la governance delle risorse naturali, la questione dei confini porosi, così come le perdite dalle scorte ufficiali (eserciti regolari e Onu) e l’armamento occulto dei gruppi di opposizione negli stati vicini.
E che li mondo, smetta di dare tutto questo credito alle armi.

tutta probabilità, proporrà di «aiutarci in casa nostra».

(Luca Attanasio)

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