La lezione dello storico Barbero che tra Putin e Zelensky non si schiera
Domani, 20 maggio 2022,
di Selvaggia Lucarelli
Dall’inizio della guerra in Ucraina lo storico Alessandro Barbero ha sempre rifiutato richieste di interviste e interventi televisivi. Lo hanno cercato tutti, ha sempre risposto che preferisce evitare di infilarsi nel aspro dibattito sul tema. Poi però succede che qualche giorno fa decida di concedere un’intervista a un Liceo, il Torricelli di Somma Vesuviana. Che quel video, un pò nascosto, venga caricato su YouTube passando pressoché inosservato. Ed è un peccato, perché ci sono inciampata per caso e racconta il suo punto di vista, come sempre lucido e per nulla scontato.
Eccolo:
<La Russia e l’Ucraina sono paesi in cui il passato, al contrario che nell’occidente, conta molto sia nel atteggiamento collettivo che nelle scelte politiche. Il discorso con cui Putin ha annunciato l’entrata in guerra è impressionante, dopo pochi secondi lui stava già parlando dell’Unione Sovietica e di come non ripeteranno più gli errori del passato. Ha giustificato la sua azione facendo riferimento ai nazisti, alla memoria. Che ovviamente è una memoria selettiva. Ma anche l’Ucraina guarda molto al passato ed entrambi i paesi scelgono la memoria che fa più comodo. Nella memoria dei russi la più grande tragedia del Novecento è l’invasione nazista e il fatto che in quel frangente i nazisti abbiano trovato collaboratori e simpatizzanti tra gli ucraini. L’oppressione che l’Ucraina ha subìto da Mosca è ignorata. Dall’altra parte, in Ucraina c’è la consapevolezza dei periodi di oppressione subiti dalla Russia e per loro la tragedia del Novecento è la grande carestia, quando milioni di persone morirono affamate da Stalin. Nella memoria pubblica degli ucraini però viene rimosso il fatto che i loro grandi leader indipendentisti sterminavano gli ebrei con grande piacere e del resto nelle piazze ci sono monumenti dedicati a quei leader ucraini sterminatori di ebrei.>
<Per questo nel cercare di interpretare quello che accade oggi bisogna fare attenzione alla complessità, parola che non è di moda nel dibattito pubblico. La selettività della memoria vuol dire che la cultura collettiva dell’Ucraina è basata su un passato di oppressione da parte dei russi e su una faticosa conquista della libertà. Tutto questo è vero, ma è solo un pezzo della verità. In certi momenti della lotta per l’indipendenza gli ucraini hanno sterminato gli ebrei, sono stati anti russi e antisemiti. Ci sono stati i reparti delle SS che parlavano ucraino e hanno collaborato con i nazisti fino all’ultimo. Ciò non fa parte della loro narrazione, del resto chi se ne vanterebbe oggi. Questo fa sì però che se qualcuno in Ucraina è ancora attaccato quel passato nazista, nella narrazione ufficiale si dice “è un fenomeno irrilevante, marginale”. Noi però nel nostro paese non accetteremo mai l’esistenza di gruppi neonazisti riconosciuti dalle autorità e integrati nell’esercito. All’opposto, nella narrazione russa il filone minoritario neonazista con reparti ucraini che si ispirano alla tradizione nazista e eroi nazionali che hanno collaborato con i nazisti è un tema centrale. Insomma. Gli ucraini dicono che tutto questo non è importante, i russi invece dicono è l’unica cosa importante. Chi fa lo storico, ma anche chi vuole comprendere la realtà a mente aperta deve essere consapevole che siamo di fronte a una realtà e a due modi di raccontarla in modo propagandistico: il modo ucraino di dire “il passato nazista è irrilevante” e il modo russo di dire “il passato nazista è la caratteristica di fondo del Ucraina”. Entrambe le narrazioni sono false perché c’è un passato filonazista presente, con cui l’Ucraina dovrebbe fare i conti, ma anche la pura propaganda russa per cui l’Ucraina è tutta nazista>.
La domanda dello studente
Uno studente del liceo replica che tutto questo sarà vero ma “esistono un aggressore è un aggredito”.
Il professore Alessandro Barbero replica:
<Questa osservazione tradisce l’odierno clima collettivo: noi oggi siamo trascinati da questa necessità di decidere chi ha ragione e torto e per deciderlo ci sembra che ci sia un unico elemento, ovvero quello di ricordare che un paese ha invaso l’altro. E quindi anche nel valutare le menzogne dell’uno e dell’altro dovremmo avere due pesi due misure. In questi ultimi tempi mi sono reso conto che il mio mestiere di storico rischia di anestetizzarmi rispetto a certe emozioni. Lo storico, di fronte agli avvenimenti del presente, è come il medico abituato a vedere gente che muore e non si emoziona più come gli altri davanti alla malattia e alla morte. Intellettualmente è giusto, ma succede che non si sia più in sintonia con i contemporanei. Quando sento che è una guerra nel cuore dell’Europa penso che anche l’atroce guerra nell’ex Jugoslavia era nel cuore dell’Europa. La storia è fatta di aggressioni e lo storico sa che farsi prendere dalle emozioni, avere come reazione principale la condivisione della sofferenza di chi ha aggredito non può essere la reazione dominante. Il mio mestiere è un altro, è capire. Questo non vuol dire che non ci siano casi in cui io faccio il tifo. Nella Seconda Guerra Mondiale i vincitori erano dalla parte giusta, ma non faccio fatica a dire che hanno commesso orrori. Che i sovietici hanno sterminato gli ufficiali polacchi nelle fosse di Katyn, che Churchill ha fatto morire milioni di indiani ai tempi della carestia del Bengala, non faccio fatica a dire che i bombardamenti aerei degli alleati sulle città italiane e tedesche siano stati indiscriminati. Tutto questo non mi impedisce di dire che c’era una parte che aveva ragione. E per fortuna ha vinto quella che aveva ragione. Anche nella guerra tra Russia e Ucraina, se uno è convinto che l’Ucraina abbia ragione, va bene, ognuno fa le sue scelte emotive e morali, ma questo non deve diventare tifo da stadio. E’ come se uno, discutendo di Seconda guerra mondiale, siccome gli alleati avevano ragione dicesse “non voglio discutere delle bombe atomiche sul Giappone e se tu discuti la legittimità di sganciare delle bombe atomiche vuol dire che sei con Hitler”. Io non ci sto>.
<Lo storico deve analizzare anche le motivazioni dei malvagi perché i malvagi non sapevano di esserlo, pensavano perfino di fare cose giuste. Se si accentua una dimensione e se ne attenua un’altra, si fa politica>.
Sulle ragioni per cui Putin e invaso l’Ucraina il professor Barbero parla di “ventaglio di motivi”.
<Immagini un paese A è uno B che confinano, non si vogliono bene e hanno un lungo passato di contrasti. Nel paese A, vicini al confine, ci sono abitanti che parlano le lingue del paese B e si trovano male nel paese A, dicono che sono oppressi, discriminati. Molti di loro vorrebbero essere nel paese B. A un certo punto il paese B invade A con lo scopo dichiarato di liberare i compatrioti dall’oppressione. Sto raccontando il 24 maggio del 1915 quando l’Italia ha dichiarato guerra invadendo l’impero austriaco per liberare Trento e Trieste.
Una pagina della nostra Italia che è sempre stata raccontata come gloriosa. Se però stessi raccontando la decisione della Russia di invadere l’Ucraina per liberare i connazionali oppressi del Donbass, in cui i russi che vivono in Ucraina non hanno diritto di usare la loro lingua neppure nelle scuole, cosa diciamo?
Uno dei problemi dell’Europa orientale post-sovietica è che ci vivono minoranze russe. I russi sono stati la nazionale imperiale che ha dominato tanti piccoli paesi. Quando quei paesi sono diventati indipendenti, i russi rimasti lì sono diventati minoranza guardata con antipatia e discriminata. Anche gli italiani sono stati discriminati quando sono diventati minoranze dopo il 1945 nella Jugoslavia, Hitler ha smembrato la Cecoslovacchia per recuperare gli abitanti tedeschi dei Sudeti. È la normale vendetta dei popoli che a lungo sono stati dominati contro il popolo dominatore. Poi c’è la paranoia russa. Nella cultura politica russa l’ossessione di essere aggrediti a costante, risale ai tempi delle invasioni mongole. Certo, la Russia è sempre stata spietata e imperialista ma nel suo DNA non ha mai avuto la voglia di espandersi a Occidente fino al Portogallo, come qualcuno ha detto. L’occidente, diciamo nel suo Candore, aveva promesso a Gorbaciov di non allargarsi ad est e invece ha progressivamente fatto entrare nella Nato tutti i paesi dell’Europa orientale, ci sono le basi della NATO ai confini con la Russia. Ora, se tu hai a che fare con una grande potenza paranoica, devi sapere che se ti avvicini ai suoi confini potrà avere una reazione. Riguardo la richiesta di Finlandia e Svezia di entrare nella Nato, va detto che l’Ucraina intratteneva rapporti con la Nato da parecchi anni, gli istruttori Nato istruivano esercito ucraino che a tutti gli effetti un esercizio della Nato. Putin ha invaso l’Ucraina per questo e perché c’era probabilità che l’Ucraina entrasse nella Nato. Se fossi un cittadino della Svezia o della Finlandia non direi che per essere più sicuri si dovrebbe entrare nella Nato, almeno che non ci sia la convinzione che la Russia sia pronta a lanciarsi in azioni di conquista. Ma non mi sembra uno scenario plausibile quindi secondo me non è una scelta sensata
(Selvaggia Lucarelli)
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