Appello di Susan Sahori
6 marzo 2024
Cari amici e partners,
Scrivo questo 3° appello con il cuore profondamente ferito. L’inumanità contro i Palestinesi diventa sempre più grave. Penso che molta gente non conosce la realtà della nostra situazione perché da decine di anni le nostre domande di libertà e uguaglianza sono state deliberatamente silenziate
Sapete che dalla costruzione del muro di separazione, i Palestinesi che vivono nella Cisgiordania e a Gaza non sono autorizzati a viaggiare partendo dall’aeroporto Ben Gurion?
Dobbiamo fare un lungo viaggio fino ad Amman, in Giordania.
Sapete che numerosi check points sono posti sulle nostre strade? Questi check points sono luoghi pericolosi. Sono controllati da soldati israeliani che agiscono come a loro piace, per esempio trattenerci, picchiarci o insultarci. Se voglio andare a Ramallah, devo attraversare parecchi check-point, in particolare uno che chiamano ”il container”. Dalle recenti violenze contro Gaza, è spesso chiuso. Ma anche quando non lo è, ci sono enormi ingorghi dalle due parti e dobbiamo aspettare che i guardiani decidano se ci permettono di viaggiare sulla nostra propria terra.
Sapete che viviamo in veri e propri ghetti, imprigionati nella nostra propria città? Osiamo viaggiare soltanto quando non abbiamo altra scelta. Amici, è ciò che chiamano Territori Occupati, mi vergogno di condividere queste cose terra a terra mentre stanno riducendo Gaza al nulla.
Israele mira deliberatamente agli immobili residenziali, agli ospedali, le scuole, le chiese, i panifici, le università, i negozi e tutte le infrastrutture. La macchina per uccidere prosegue i suoi delitti barbari uccidendo con crudeltà migliaia di bambini, di madri, di padri, di sorelle, di fratelli, ogni Palestinese è un bersaglio di distruzione. Che dire a un bambino di 7 anni che ha perso le sue due gambe e chiede al dottore: “Mi ricresceranno le gambe?”. Per piacere aiutatemi a rispondere alla sua domanda. Quasi 2 milioni di Palestinesi sono stati spostati, distrutte le loro famiglie, le loro case. Una volta ancora i Palestinesi vivono sotto le tende, esposti alla peggiore orribile umanità in cui sono preda di malattie e della fame: è una catastrofe umanitaria generata da uomini…
Alcuni paesi hanno sospeso il sostegno all’UNWRA, sulla base di affermazioni non provate.
Questi stessi paesi danno armi a Israele, che è stato accusato di genocidio dalla Corte Internazionale di Giustizia. Ci sta uccidendo la loro ipocrisia.
Sono molto triste e arrabbiata. Siamo esseri umani? La vita dei palestinesi è priva di valore, sembra tuttavia che noi, cristiani, musulmani, siamo sempre rimasti in piedi insieme come un solo popolo, nonostante i cinici tentativi del nostro oppressore per pretendere il contrario. Non siamo stati forse creati dallo stesso Dio, il nostro solo salvatore?
Le donne con cui lavoravamo a Gaza, quelle ancora vive, sono ora sotto tende, hanno perso tutto. Queste donne riescono ancora a farmi sapere che ogni notte in cui riescono a dormire un po’ e svegliarsi vive ringraziano Dio. Vergogna al mondo di questa realtà che stanno vivendo.
Queste donne avevano belle case, la loro famiglia, il loro lavoro. Quali saranno le conseguenze di questa mattanza? In che modo tutto ciò che è stato distrutto verrà ricostruito?
Non viene fatto nulla per fermare questo genocidio. Non abbiamo più la speranza che ci sia una qualche volontà di finirla prima che Gaza sia stata schiacciata e che la pulizia etnica non sia compiuta.
Recentemente sono andata a Francoforte e sono appena tornata. Là ero libera di prendere il bus, il treno, di andare ovunque potessi recarmi. Niente check-point, niente attese, niente strade chiuse da soldati, ho incontrato molti partners che volevano sentirmi parlare della situazione. Mi sono accorta che molti di quelli che ho incontrato non sapevano nulla della nostra storia, di quanto ci è capitato, del fatto che non siamo intrusi. Sono nata in questo paese e la storia dei miei avi risale a centinaia di anni fa.
PER FAVORE, fatevi sentire ad alta voce per chieder un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Le vostre continue manifestazioni che chiedono giustizia e pace, ci aiutano a conservare la speranza. Le vostre ordinazioni permettono ai nostri artigiani di guadagnare di che vivere nella dignità.
GRAZIE E TUTTI!
Susan Sahori
Il testo è pervenuto a Geneviève Colombani, che vive a Parigi, ed è stato tradotto da Hélène Colombani Giaufret.
Susan Sahori co-fondatrice è e direttrice esecutiva di Bethlehem Fair Trade Artisans. E’ palestinese di Betlemme: nel 2009, ho dato vita insieme ad altri a BFTA (www.bethlehemfairtrade.org), per sostenere le donne artigiane che lavorano l’olivo e altri prodotti; per cambiare una situazione in cui i poveri, nel suo Paese, sono sempre più poveri.
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