I ribelli ugandesi dell’Adf nella galassia dello Stato Islamico
25 Giugno 2023 – 21:57

Africa, 25 giugno 2023
di Angelo Ferrari
Il terreno di battaglia privilegiato dello Stato Islamico è diventato l’Africa, dopo la perdita del suo califfato tra Iraq e Siria. L’appoggio dell’Isis a svariate formazioni jihadiste africane è orami …

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Cordoglio per Moussa Balde, uno di noi

a cura di in data 31 Maggio 2021 – 21:42Nessun commento

La Voce del Circolo Pertini, 31 maggio 2021 – Moussa Balde avrebbe compiuto 23 anni il 29 luglio. Veniva dalla Guinea, era in Italia dal 2017. Viveva di lavori precari e di elemosina a Ventimiglia. Qui è stato violentemente pestato da tre uomini il 9 maggio. Chiuso dal giorno dopo nel Cpr (Centro permanenza per i rimpatri) di Torino -luogo famigerato di detenzione di “vite di scarto”- il 23 maggio Moussa Balde si è impiccato nella sua stanza.
Sognava un’altra vita, un lavoro. Non poteva rientrare nel suo Paese. Diceva che sarebbe stato ucciso dalle stesse persone che lo avevano spinto a scappare, ha raccontato all’”Ansa” Marco, un suo amico: “Era un ragazzo molto intelligente: in pochi mesi ha imparato l’italiano e preso la terza media a Imperia. Era però anche tormentato e impaziente, faticava ad aspettare”.
Altre persone che lo hanno conosciuto ne ricordano la grande sensibilità e l’interesse per la politica. Sulla pagina del centro sociale imperiese “La talpa e l’orologio” c’è un’immagine in cui sorride con addosso la maglietta “Imperia antirazzista”. Quell’Imperia civile che lo ha ricordato, nei giorni scorsi, con una veglia.
Moussa era davvero uno dei tanti, tantissimi, che sono da noi “con la speranza in cuor”:

Così si raccontava Moussa Balde, il 23enne morto suicida nel CPR di Torino – YouTube

C’è, nella sua morte, il segno di una condanna inespiabile del nostro mondo. Per le autorità che ne hanno deciso la detenzione senza interrogarsi sull’ignominia che compivano. Per gli uomini di governo che dichiarano pubblicamente, senza pudore, che ci dobbiamo servire dei dittatori perché ci sono utili a tenere lontani da noi quelli come Moussa.
La sua morte “pesa come un macigno su tutti noi”, ha scritto il sociologo Marco Revelli. Moussa Balde era un uomo: africano, clandestino, povero, sofferente nell’anima. Ed è stato trattato come una cosa. Corriamo il rischio di abituarci al veleno di una società mostruosa, e di esserne intossicati.

Giorgio Pagano

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